Vedi Fritz, hai ragione quando dici che non sei perfetto e che anche tu hai dei difetti. Devo ammetterlo non è poi così grave rubare e rosicchiare insistentemente le ciabatte di Luisa, lo so, non puoi farne a meno.
Un collega mi aveva segnalato una buca in una via del mio Comune. Sono allora passato di li per fare una foto da mandare in ufficio in Comune.
Mentre ero fermo sul marciapiede intento a fare la foto, da un furgone fermo al semaforo rosso sento un commento a voce alta: ”bravo, bravo mandala a quei co…ni del Comune, l’ho già segnalata e non hanno fatto nulla…”. Al che ho risposto, lo ammetto, un po da sborone: “sono io il Comune!”
Ah..eh..mmm, imbarazzo del conducente del furgone.
Questa cosa mi ha fatto pensare al fatto che siamo sempre meno tolleranti verso le debolezze e le imperfezioni altrui mentre spesso ci concediamo complete o parziali giutificazioni alle nostre personali mancanze. Giusto pretendere che le cose siano belle, pulite, sistemate, insomma perfette.
Cominciamo però a pretendere anche da noi stessi la stessa perfezione che pretendiamo dagli altri.
La perfezione però così come interpretata da Paolo Curtaz in una delle sue riflessioni settimanali: “Dio chiede la perfezione, sì, ma come la intende lui. Quella che è attenta allo sforzo, non al risultato. Che guarda il cuore, non le regole. Che legge l’anima, non l’apparenza”.
Sarebbe un bel modo per migliorarci tutti. Spronarci alla buona e sana perfezione.
Fatta e mandata la foto avrei voluto riprendere il discorso con il signore ma a quel punto era già sgasato via dopo il verde sul suo bel furgone diesel primi anni 90. Avrei voluto chiedergli: revisione tutto a posto, tutto perfetto? Così tanto per sapere...