Fritz, la mia sera

Vedi Fritz,
sono qui sul terrazzo di casa pensando a come sistemarlo, la fabbrica del Duomo. Parete con rasatura o piastrelle, legno o pvc? Per il pavimento: legno trattato o ceramica?

Poi finalmente spengo i pensieri.
Mi ritrovo a cercare le stelle ma non le vedo. Osservo i lampioni della via Lecco, le luci che brillano in lontananza della Val Cava.
Ascolto i rumori della strada, la trap a manetta del truzzo fermo al semaforo, le irrigazioni che partono, le cicale e i grilli, i cani, le auto che passano.

Passa il tempo e spengo la luce.
Piano piano si attenuano i rumori, solo un'ultima sirena in lontananza resiste. Spengo ancora di più la luce e finalmente vedo le stelle.

Trovo il carro, Sirio e Cassiopea ma l'ultimo pensiero, affascinato e sognate, va al blu tra una stella e l'altra.

Buonanotte,

Fritz, ci voleva il Pojana


Fritz, ci voleva il Pojana

Vedi Fritz,
questa mattina ci voleva proprio lui con un suo monologo dissacrante e satirico a far capire, per chi capisce, il contrario del senso apparente del discorso.

Ci voleva lui per rispondere al barista che offrendomi gentilmente il caffè commentava: "fa rabbia vedere che, dopo tutto quello che abbiamo passato con il Covid, soprattutto voi di Milano, i nuovi focolai provengano da rom, immigrati e stranieri in genere che non rispettano le regole".

Allibito gli ho fatto notare come un focolaio in Veneto sia stato generato da un santo imprenditore contagiato durante una trasferta nel capannone in Slovenia, che con sintomi espliciti è andato a funerali e feste di compleanno.

Fritz, ci voleva il Pojana, zio cantante.