Scrivere questi semplici pensieri è diventato per me, a parimerito, un esigenza e un divertimento.
Cosa dici? Certo che c'è un po' di vanagloria in tutto questo! Ehi, guardami negli occhi, non ci siamo ancora conosciuti abbastanza?
Però, vedi, mi è nata questa voglia di fare qualcosa di strano, di espormi, un tentativo di superare la limitazioni dello spazio, del tempo, delle vicende che ti costringono a correre sempre, di altre che ti congelano schiacciandoti con la pancia a terra, senza darti il modo di respirare.
Stasera, in questo tempo strano in cui si tira alla lunga tutto, capita di arrivare alle 22:30 a finire di sistemare la cucina. Dopo tre serate tutti insieme sul divano a vedere la serie Sherlock su Netflix ci prendiamo una pausa prima della S04E01. Tutti sono già a letto e io mi siedo sul divano a fare un po' di zapping. Mi imbatto in un film, tratto da un romanzo di Isaac Asimov: L'uomo bicentenario. Film già visto, stranamente malinconico, quella malinconia che non ti fa staccare dallo schermo.
La storia di un robot (Andrew) che fa di tutto, più dentro che fuori se stesso, per diventare uomo e sposare la donna umana di cui si è innamorato.
Vedi Fritz, perché scrivo? Scrivo perché Andrew ha ragione quando dice che a volte, per seguire il proprio cuore, uno deve fare la cosa sbagliata".
E' la una e trentotto minuti, buonanotte Fritz, passo e chiudo.