Fritz e il Natale


Vedi Fritz,
è ancora Natale, anche se è pomeriggio e sembra essere passata la magia.
Ora è il tempo di una bella cantata e di un altro buon bicchiere di vino.
Per oggi, questo pomeriggio, questo Natale, la colonna sonora è...
"Generale, dietro la stazione
Lo vedi il treno che portava al sole?
Non fa più fermate, neanche per pisciare
Si va dritti a casa senza più pensare
Che la guerra è bella, anche se fa male
Che torneremo ancora a cantare
E a farci fare l'amore
L'amore dalle infermiere"
...le infermiere...

Fritz and the force

Vedi Fritz,

stay just one step behind me please
and...may the force be with us...

Fritzølsen, Gandolfo e la notte di Natale


Nella foresta, alle spalle di Morosinfjord, stava arrivando la notte.
La bruma lentamente scendeva sugli alberi e come un soffice manto di cotone avrebbe ben presto avvolto i tronchi e le chiome. Da poco aveva smesso di nevicare e l'aria profumava di larice fresco e odore di legna bruciata dai camini delle case del villaggio.
Nessuno si addentrava nella foresta al calar della notte e nessun vichingo, con una buona dose di sale in zucca, avrebbe mai fatto questo.
Fritzølsen se ne stava infatti sulla coperta davanti al fuoco, con una tazza di brodo caldo, un osso ormai consumato e in bocca le immancabili calze di Markus ormai tutte bucherellate.

Calava il silenzio e tutti si preparavano per la notte.
Ad un tratto Fritzølsen sentì uno strano rumore, quasi un lamento. Nessuno poteva sentirlo se non lui con il suo super udito. Non voleva uscire con quel freddo in mezzo alla bruma, si girò sull'altro fianco e continuò a dormire.
Però non poteva far finta di niente. Come sempre succedeva in questi casi l'orecchio sinistro iniziò a tremare, dai super poteri derivano grandi responsabilità (cit. Spiderman).
Si alzò, aprì la porta e s'incamminò. Non che avesse paura, intendiamoci, ma la foresta di notte era proprio inquietante, ancora di più con la bruma e il freddo che gli entrava nelle ossa.

Camminò e camminò per lungo tempo prima di trovare l'origine del lamento. Ad un certo punto vide una luce fioca in lontananza. Si avvicinò: una slitta con centinaia di pacchi colorati era rovesciata su un fianco, a terra un tipo strano vestito di rosso con folti capelli e barba bianca stava biascicando parole incomprensibili e senza senso, l'odore della birra bevuta si sentiva a metri di distanza. Vicino a lui una renna gli inveiva contro maledicendo il suo vizio del bere: "Te l'avevo detto di non esagerare, tutti gli anni la stessa storia, e adesso cosa facciamo?"

Fritzølsen si avvicinò: "Salve posso essere d'aiuto?"
Certo, risposte la renna, sai come far passare la sbronza ai vecchi ubriaconi?
Fritzølsen: "Forse l'unica cosa è una bella dormita, venite vi accompagno alla mia casa."

A fatica raccolsero tutti i pacchi, rotolarono il tipo anziano sulla slitta e lo trascinarono fino a casa, lo misero sul letto e si avvicinarono al fuoco per scaldarsi.

Come ti chiami? Chiese Fritzølsen. Mi chiamo Gandolfo e lavoro con il tipo che dorme nel tuo letto, tutti gli anni la stessa storia, arriviamo sempre in ritardo. Ora sarà però difficile consegnare tutti i nostri pacchi ai bambini della costa. Come faccio adesso?

Fritzølsen, il cane senza gomiti, non ci pensò due volte:"ti aiuto io!"
I due partirono nel pieno della notte, non prima però di aver bevuto un bella tazza di latte caldo con tanti biscotti di zenzero e miele.

La neve stava ricominciando a scendere fitta...ma questo non li avrebbe fermati.

Dopo questa esperienza i tre divennero grandi amici. Negli anni, per Gandolfo e il suo padrone, la tappa a Morosinfjord diventò una gradita e felice tradizione.



Fritz e il tempo

Vedi Fritz,

arrivato a fine giornata non hai a volte l'impressione di aver perso tempo? Di esserti buttato a capofitto in mille cose e di esserti ritrovato senza una conclusione, senza un risultato?

Ecco ieri era proprio un giorno di quelli.

Poi sei arrivata tu e mi hai fatto ascoltare l'arcivescovo Delpini nel suo messaggio quotidiano (KAIRE 2020).

Fedeltà...

"Può essere utile allora formulare una regola di vita per dare ordine e volto al tempo e favorire la fedeltà agli impegni..."

Fritz e il Pazzaglia


Vedi Fritz,
faccio tardi in compagnia di un po' di musica ascoltata con i vinili riacquistati di recente. Nelle notti speciali come queste parte sempre "Tra demonio e santità" di Alberto Fortis. Un disco sempre in bilico tra una tristezza trasognante e un inciso di speranza.
Ascoltando, lo sguardo si posa sullo scaffale. Non so perché siano finiti li alcuni libri delle superiori. Il fu Mattia Pascal, un bigino su Verga, Pirandello e poi eccolo lì il mitico "Pazzaglia".
Il ricordo di un insegnate burbero, severo, incazzoso, ma giusto, che tentava di far appassionare alla letteratura, alla poesia e alla storia dei ragazzotti che alla sera completavano le superiori, ognuno con la sua storia.
Ricordo elettronica (poco), chimica (ancora meno), misure elettriche, elettrotecnica (quasi non pervenute) eppure mi ritrovo ora, dopo quasi trentacinque anni, a sfogliare il Pazzaglia per cercare gli appunti sulle poesie, le onomatopeiche, Zacinto, San Guido, la mia sera e i cocci di bottiglia sulla muraglia di Montale...
Forse Fritz, a conti fatti, mi sono serviti più quelli.
Intanto giro il disco sul lato B, parte energico il riff di "Prendimi fratello" e la musica si mischia al:
"Don... Don... E mi dicono, Dormi!
Mi cantano , Dormi! sussurrano,
Dormi! bisbigliano, Dormi!
Là, voci di tenebra azzurra..."
Buonanotte

Fritzolsen, tic, tic, tic (gutta cavat lapidem)


Tic, tic, tic, come una goccia Fritzolsen lavorava alla sua opera, a volte un po’ a rilento, altre volte distratto da mille pensieri.
Tic, tic, tic, Fritzolsen lavorava alla sua opera e sapeva in cuor suo che le cose sarebbero potute andar meglio, molto meglio. Quanti dubbi, quante incertezze, però...tic, tic, tic.

E non lavorava da solo intendiamoci, c’erano tanti altri compagni. Soprattutto c’era il maestro d’ascia, quello che ad un certo punto, se non lo fermavi, parlava in continuazione per ore e ore raccontandoti tutti gli aneddoti degli ultimi dieci anni. Però era anche quello che le cose le sapeva e quando uno sa le cose non devi far altro che ascoltarlo e seguirlo.

E poi c’erano quelli con i gomiti usurati dall’appoggio sulla staccionata, quelli che facevano le domande sarcastiche pensando di sapere già la risposta, quelli che la sapevano sempre più lunga, anche dei maestri d’ascia.

Tic, tic, tic...
Successe così che in un bel giorno di primavera l’opera venne completata.
Nella radura, non lontano da Morosinfjord, si poteva ora ammirare la più bella e spaziosa cuccia da cane vichingo di tutta la costa. Aveva delle travi in larice di un color rosso intenso così come tutte le pareti.
Il legno era talmente profumato che, chiudendo gli occhi, sembrava quasi di essere in mezzo ad una foresta. Sul tetto aveva voluto metterci un’apertura in modo che nelle notti terse potesse ammirare le stelle, chiudere gli occhi e addormentarsi felice e sereno, non prima però di aver letto la frase che aveva voluto incidere sull'architrave della sua cuccia: "FRITZOLSEN, IL CANE SENZA GOMITI".

Tic, tic, tic…

Fritz e la pazienza


Vedi Fritz,
si devo ammetterlo, ho perso la pazienza.
Ma cosa hai capito! No non ce l'ho con te!
L'ho persa nel senso che non la trovo più! Era una delle mie carte migliori. Spesso nel momento del bisogno, davanti al perfetto baluba di turno, aprivo il cassetto degli attrezzi e voilà, sfoderavo il vestito morbido con quell'aplomb invidiabile, spesso convinto di poter arrivare ad una transazione emotiva positiva per entrambi. E invece adesso eccomi qui, a non sopportare più le testoline, con il Vf facile. boh.
Va bè Fritz, dai vieni qui, beviamoci un crodino, sottomarca esselunga, sperando che quel mix tra l'amaro del bitter e la freschezza delle bollicine porti consiglio.
Buonanotte.

Fritz, 53 e la porta stretta


Vedi Fritz,
non ci sono molte altre parole da dire in un giorno come questo.
Un giorno fatto, come gli altri, di lavoro ma illuminato anche da piccole e semplici attenzioni donate dai miei cari e dai tanti amici che ringrazio.
Prendendo spunto da diverse sollecitazioni mi viene da proporre un augurio a me ai tanti amici di oggi: quello del passare, come Fritz, per la porta stretta...e ad ognuno la propria interpretazione (Mt 7,13-23).
Buonanotte

Fritz e la formula magica



Vedi Fritz,
proprio una posizione assurda per dormire, a "teorema di pitagora".

Una formula usata per descrivere un''immagine.
Ma ascolta..il perché sei in quella posizione, cosa ti sta attorno, cosa hai fatto prima e cosa farai dopo nessuna formula matematica potrà raccontarlo..

Penso allora ai giudizi severi e lapidari dispensati a situazioni o avvenimenti, spesso su fb. Sentenze emesse senza conoscere quello che non si vede in un'immagine o quello che sfugge alla cronaca di una storia.

E allora Fritz, lo dico per primo a me stesso: in certe situazioni, se non sei in quella storia, meglio astenersi dal giudizio e usare, per chi ha la fortuna e l'intelligenza di averla, quanta più misericordia e compassione possibile.

Fritz e L'elefante di Carlo Magno

Vedi Fritz,

partenza da bollino nero ieri, non voluta ma obbligata. Tra una coda e l'altra ci siamo intrattenuti con una trasmissione di storia su Radio 24. Parlavano del canem ricciulus di Carlo Magno. E già, non avrei mai pensato. Carlo Magno per riprendere i fasti e gli onori dell'ultimo vero impero, quello romano, si era fatto regalare un canem ricciulus dal califfo di Baghdad, Hārūn al-Rashīd. 

Un cane simbolo di regalità, di prestigio, un segno distintivo per la sua corte di Aquisgrana .

Non era solo un simbolo ma un vero e proprio fidato consigliere. Il fiuto e i riccioli di Abū l-ʿAbbās, questo era infatti il suo nome, furono determinanti nelle scelte di Carlo Magno per la creazione del futuro Sacro romano impero, primo prototipo dell'Europa moderna e inoltre...avanti...eh?...avanti!...cosa desidera? Eh? O cacchio...ero in coda all'autogrill Adige sud, si grazie, scusi tanto, due rustichelle e una bottiglia d'acqua.


Ripensandoci bene forse era un elefante...l'elefante di Carlo Magno..ma chissa, boh non ricordo bene.

Fritz e il Bar Carducci



Vedi Fritz,
al Bar Carducci non succede quasi mai nulla. Le calde giornate di luglio trascorrono lentamente; qualche caffè per gli anziani dei palazzi al mattino e poche acque toniche nel pomeriggio.

Xu, padrona del Bar, non ha mai avuto il coraggio di togliere quell'insegna anni '70 che riporta il nome di un tempo ormai passato. Così per tutti il Bar di Xu è rimasto ancora il Bar Carducci, quello storico, quello dei diffusi pota e sporadiche bestemmie ad intercalare i soliti discorsi sul governo, sul Comune che non asfalta e soprattutto sull'Atalanta.

Xu, con un moto d'orgoglio, ogni tanto però s'incazza con gli avventori che non consumano e lasciano pure il bagno sporco. Urla mettendo tutte le erre al posto giusto, un mistero.

Noi intanto siamo li fuori, seduti ad un tavolino non pulito di recente, gustando la pausa, l'ombra e delle bibite fresche. Di tanto in tanto qualcuno degli avventori esce, si siede vicino a noi e si accende una sigaretta puzzolente. Se ne sta li, farfugliando qualcosa d'incomprensibile, mentre guarda il traffico delle due del pomeriggio.

Sai Fritz, tutto sommato, pensandoci bene, non ho mai assaporato bevande così fresche come al Bar Carducci, in quei giorni di luglio.

Fritz, la mia sera

Vedi Fritz,
sono qui sul terrazzo di casa pensando a come sistemarlo, la fabbrica del Duomo. Parete con rasatura o piastrelle, legno o pvc? Per il pavimento: legno trattato o ceramica?

Poi finalmente spengo i pensieri.
Mi ritrovo a cercare le stelle ma non le vedo. Osservo i lampioni della via Lecco, le luci che brillano in lontananza della Val Cava.
Ascolto i rumori della strada, la trap a manetta del truzzo fermo al semaforo, le irrigazioni che partono, le cicale e i grilli, i cani, le auto che passano.

Passa il tempo e spengo la luce.
Piano piano si attenuano i rumori, solo un'ultima sirena in lontananza resiste. Spengo ancora di più la luce e finalmente vedo le stelle.

Trovo il carro, Sirio e Cassiopea ma l'ultimo pensiero, affascinato e sognate, va al blu tra una stella e l'altra.

Buonanotte,

Fritz, ci voleva il Pojana


Fritz, ci voleva il Pojana

Vedi Fritz,
questa mattina ci voleva proprio lui con un suo monologo dissacrante e satirico a far capire, per chi capisce, il contrario del senso apparente del discorso.

Ci voleva lui per rispondere al barista che offrendomi gentilmente il caffè commentava: "fa rabbia vedere che, dopo tutto quello che abbiamo passato con il Covid, soprattutto voi di Milano, i nuovi focolai provengano da rom, immigrati e stranieri in genere che non rispettano le regole".

Allibito gli ho fatto notare come un focolaio in Veneto sia stato generato da un santo imprenditore contagiato durante una trasferta nel capannone in Slovenia, che con sintomi espliciti è andato a funerali e feste di compleanno.

Fritz, ci voleva il Pojana, zio cantante.

Fritz e la felicità


Vedi Fritz,

ho pensato a lungo.

Ho pensato che la felicità potesse essere il godimento del benessere materiale...ma poi alla fine i soldi non risolvono tutti i problemi, gli oggetti si usurano, perdono valore e anche il nostro interesse.

Ho pensato che la felicità potesse stare nell'allenare il mio corpo, nel curarlo, nello stare bene fisicamente...ma poi ho capito che il dolore di alcune ferite non potrà mai essere lenito da allenamenti o cure.

Ho pensato che la felicità potesse derivare nell'avere una buona immagine, nell'essere accettato, riconosciuto come brava persona o persona di successo...ma poi ho capito che qualsiasi sforzo tu possa fare non potrai mai piacere a tutti e che le vittorie raramente sono definitive e soprattutto durano il tempo di un soffio di vento.

Ho pensato che la felicità potesse essere fissare degli obiettivi importanti per me e per il mondo in cui vivo e raggiungerli..ma poi ho capito che i successi per alcuni possono essere ininfluenti per altri.

Ho pensato infine che la felicità potesse essere nel coltivare la relazione con l'altro...ma poi ti accorgi che le persone a volte deludono, ti lasciano, ti feriscono...e lo stesso fai anche tu.

Ho pensato a dove potesse essere la felicità in questa infinita matrioska di valori.

E poi sei arrivata tu, in un giorno d'estate, a ricordarmi di danzare sempre, anche sotto la pioggia,  facendomi pensare che forse la risposta è nello trascorrere stesso delle esperienze, passando consapevolmente per tutti gli strati della matrioska, con diverse priorità, dando peso e forma alle cose che ritieni importanti, crescendo e imparando, in un viaggio che non ha una fine e che in fondo, per alcuni, ha un solo ed unico mistero chiamato fede.


Fritz e la fuga per la vittoria


Vedi Fritz,
ci sono film ai quali non puoi resistere. Li rivedi volentieri più e più volte appena ti capitano sotto mano; uno di questi è "Fuga per la vittoria".
Un bel film dalla trama semplice, leggera, che parla di sport e libertà. La sfida calcistica tra Alleati, detenuti in un campo di prigionia, e i loro carcerieri della Germania nazista. Un film con la particolarità di avere tra i suoi interpreti molti calciatori professionisti, uno su tutti Pelè.
C'è però anche il caporale Hatch, interpretato da Sylvester Stallone, un improvvisato e improbabile portiere. E così lo sguaiato portiere si trova in porta negli ultimi secondi della partita, sul quattro pari, ad affrontare un rigore ingiusto dato alla Germania.
Pensavo, un po' come noi a volte nelle prove della vita, Hatch pensa di trovarsi nel posto sbagliato, si sente inadeguato al ruolo e all'importanza dell'evento. Però fa l'unica cosa che può e deve fare: stare li, li nel centro (come Ligabue dice di Oriali) in porta, aspettando sulla riga con quell'espressione stalloniana, un misto tra Rocky Balboa e Rambo, pronto per esplodere urlando: Adrianaaaaaaaaaa!!!!

Fritz e le racchette


Vedi Fritz,
quando un accumulatore seriale incontra un fanatico dell'ordine e della pulizia non ci sono storie, l'accumulatore seriale soccombe.
Non puoi fare la guardia alle numerose magliette sportive regalate come gadget nelle corse; non puoi neanche essere sempre li a controllare l'armadio durante le pulizie di primavera ponendo attenzione a che fine fa la tua camicia del sabato sera (una bellissima camicia a quadretti rossi, gialli e neri degli anni novanta, tra l'altro ancora assolutamente attuale e alla moda).

L'unica collezione che ancora resiste è quella delle mie racchette da tennis.
Sai che le conservo ancora tutte? Dalla prima comprata con 5000 lire al Piccolo Mondo in via Ferrario all'ultima Babolat del 2015 completamente sfasciata. Passando ovviamente per le Slazenger, Bancroft, Snauwaert in legno, i primi midsize in materiali sintetici Yamaha, Dunlop e la Head dell'era moderna (dopo il ritorno sui campi del 2012).

Ti chiederai: come avranno potuto resistere tutte queste bellezze al maniaco dell'ordine e al nemico degli oggetti inutili?
La risposta è semplice! Perché loro sono gelosamente custodite nell'armadio originale della mia ex camera, nella mia ex casa, al piano di sotto...e quindi...occhio non vede cuore non duole...per il momento.

Fritz, dormi, dormi


Vedi Fritz,
mi piace tantissimo questa foto.
Mi piacciono il bianco e il nero, le sfumature di grigio, la luce, il momento colto, i soggetti, la perla, l'amore, il sorriso...e tante altre cose che solo io posso vedere.

E tutte le volte che la sfoglio sul cellulare mi ritorna sempre in mente questa canzone.

...e tu dormi, dormi
Ora i tuoi sogni volano
E tu dormi, dormi
Mentre i tuoi occhi sorridono

Fritz e le otto montagne


Vedi Fritz,
nelle ultime settimane mi è ritornata la voglia di assaporare ancora la bella sensazione che mi da la lettura di un libro alla luce fioca di una camera da letto. In silenzio e a piccoli passi entri a far parte della storia che stai leggendo, immagini i luoghi, i colori, i volti dei protagonisti.
A volte partono analogie tra le storie che leggi e le tue esperienze.

Mi ha colpito in particolare un libro: Le otto montagne di Paolo Cognetti. Una storia di famiglia, amicizia, ricerca e crescita personale.

Bello il passaggio in cui il portatore nepalese racconta al protagonista la storia che ispira il titolo del libro. Per farlo disegna sul terreno Il monte Sumeru al centro e le otto montagne attorno, negli otto spicchi di un cerchio. La domanda che rivolge al protagonista: Chi avrà imparato di più? Chi ha fatto il giro delle otto montagne o chi raggiunge la vetta del monte al centro? Il protagonista da una sua risposta all'amico Bruno, rimasto fedele a tutti i costi alla sua montagna, il suo Sumeru.

Io invece non ho una risposta e forse non ne esiste una vera per tutti e soprattutto per tutti i momenti della propria vita. Chiudo a mia volta con una domanda: esistono le otto montagne senza il monte Sumeru?

Fritz e il ragazzo selvatico


Vedi Fritz,
devo ammetterlo, non leggevo da moltissimo tempo.
La sfida fb sugli ultimi libri letti mi avrebbe trovato alquanto impreparato, sarei stato costretto a rispolverare vecchi classici; ora invece, perlomeno per il primo giorno, starei tranquillo.
Ieri sera mi è capitato sotto mano questo libro: "Il ragazzo selvatico" di Paolo Cognetti.
Era li, sul piano della cucina, sotto il calendario, di fianco alla macchina del caffè; in quel luogo in cui si accumulano tutte le cose che non si ha voglia di sistemare: le bollette scartate, il bollo della macchina da pagare, la lettera per l'esame gratuito offerto da regione Lombardia a tutti gli uomini ultracinquantenni...oops!

Cento pagine in un giorno per me sono tante. Sono trascorse però piacevolmente, entrando gradualmente nella storia, trovando qualche assonanza personale con il protagonista e anche qualche somiglianza con il periodo che stiamo vivendo.

Certo l'isolamento del ragazzo Selvatico è voluto, un tentativo di staccarsi dal mondo per ritrovare la voglia di ripartire, ma anche, inconsapevolmente, per evitare le scottature delle relazioni di chi ha una "pelle troppo sottile", come citato in un brano del libro, quella pelle che produce grandi slanci ma anche profonde ferite.

Il periodo di pausa non è stata una nostra scelta.
Forse però possiamo affrontarlo allo stesso modo, staccandoci per meglio ripartire, vivendo il blocco assaporando la voglia del rientro, limitando i contatti ma aspirando gli abbracci, sognando le passioni attendendo il momento di poterle ancora praticare. E nel prepararci la grande sfida e quella di uscirne migliorati.

Ora vado, ho un altro importante impegno...Giulia si è arrabbiata...stamattina gli avevo promesso di leggere il primo capitolo della sua tesi di laurea...e invece...sono proprio selvatico.

Fritz, perché scrivo? Perché Andrew ha ragione!


Vedi Fritz,
Scrivere questi semplici pensieri è diventato per me, a parimerito, un esigenza e un divertimento.

Cosa dici? Certo che c'è un po' di vanagloria in tutto questo! Ehi, guardami negli occhi, non ci siamo ancora conosciuti abbastanza?

Però, vedi, mi è nata questa voglia di fare qualcosa di strano, di espormi, un tentativo di superare la limitazioni dello spazio, del tempo, delle vicende che ti costringono a correre sempre, di altre che ti congelano schiacciandoti con la pancia a terra, senza darti il modo di respirare.

Stasera, in questo tempo strano in cui si tira alla lunga tutto, capita di arrivare alle 22:30 a finire di sistemare la cucina. Dopo tre serate tutti insieme sul divano a vedere la serie Sherlock su Netflix ci prendiamo una pausa prima della S04E01. Tutti sono già a letto e io mi siedo sul divano a fare un po' di zapping. Mi imbatto in un film, tratto da un romanzo di Isaac Asimov: L'uomo bicentenario. Film già visto, stranamente malinconico, quella malinconia che non ti fa staccare dallo schermo.
La storia di un robot (Andrew) che fa di tutto, più dentro che fuori se stesso, per diventare uomo e sposare la donna umana di cui si è innamorato.

Vedi Fritz, perché scrivo? Scrivo perché Andrew ha ragione quando dice che a volte, per seguire il proprio cuore, uno deve fare la cosa sbagliata".

E' la una e trentotto minuti, buonanotte Fritz, passo e chiudo.

Fritz smoke in the water


Vedi Fritz,
chi suona la chitarra lo sa: prima di iniziare a divertirsi passano anni di accordi, di giri di Do, di calli sulle dita, di dita che si imballano sulla tastiera, di barrè muti, di canzoni storpiate fino a renderle irriconoscibili, con buona pace dei poveri ascoltatori.

Nei momenti di sconforto arrivava però sempre in aiuto Ritchie Blackmore dei Deep Purple (14 aprile 1945). Non che io sia mai stato molto rockettaro, ne tantomeno un virtuoso della chitarra, anzi, però il riff più iconico degli anni 70, semplificato sul mi basso risollevava lo spirito facendoti fare la tua porca figura. Un tentativo per dimostrare a te stesso e agli altri, illudendoti, che tutti quei mesi ad incrociare dita sui tasti, fino al crampo estremo, non erano stati spesi invano.

Poi ognuno sceglieva la sua strada ed io, subito dopo aver imparato il SOL, RE e DO maggiore passai direttamente alle bionde trecce, un fiore in bocca può servire sai e ad una Canzona per un amica. Durante l'anno di militare le cantate con l'amico fiorentino M.Morandi me lo ricordo ancora..."oh lè arrivato il 'antautore..."

Però Fritz devo ammetterlo, soprattutto oggi, dopo tantissimi anni un:

pa pa paaaa, pa-pa pa-paaa...pa pa paaaa, pa-pa pa-paaa...Smoke in the water...

scalda proprio tanto.

Fritz, una parola per te, una parola per me


Vedi Fritz,
questo è l'incipit all'omelia dell'Arcivescovo Delpini per la S.Messa in cena Domini di giovedì.
Eravamo, forse, alla ricerca di un rito, di un momento che ci riportasse alla normalità; quella normalità rassicurante con cui avremmo affrontato la settimana santa in un anno diverso da quello che stiamo vivendo.
Devo ammetterlo, l'abbiamo sentita così, un po' distratti, mentre stavamo finendo di sistemare la tavola, in differita, quasi come un sottofondo, facendo la consueta fatica a rimanere in ascolto.
E invece, come spesso succede, la parola inaspettatamente ha colto nel segno ed è entrata dentro. L'abbiamo sentita più volte, riportando indietro il video al minuto preciso, sempre con il dubbio di essersi persi qualcosa, di non aver capito il senso, di non aver raccolto qualche sfumatura.

Una parola per i timorosi, mediocri, spaventati, addormentati, inadatti, quelli incapaci di contenere il vino buono, una parola perfetta per la S.Pasqua di risurrezione e per riprendere a camminare.

Buona Pasqua a tutti.

"C’è qui una parola per voi, profeti in fuga dalla missione, profeti spaventati, addormentanti nel mezzo della tempeste, che dormite profondamente mentre la nave affonda, profeti inadatti, facili all’invettiva e al risentimento, impenetrabili alle intenzioni di Dio e allergici alla sua misericordia, che siete vinti dallo spavento, quando la via del Signore è la fortezza.
La parola è questa: voi siete dentro la storia della salvezza, voi siete chiamati a essere i testimoni, si proprio voi, così incapaci di contenere il vino nuovo.
Non perché siete eroi esemplari, non perché siete santi irreprensibili, ma perché avete pianto, perché vi siete sentiti trafiggere il cuore dallo sguardo di Gesù, avete ricordato la sua parola. Proprio per questo siete stati scelti, perché siete mediocri eppure avete ricevuto lo Spirito di santità, perché siete miopi eppure avete visto la sua gloria, perché siete fragili e confusi, eppure vi siete ricordati della sua parola e avete ripreso a camminare."

(M.Delpini, Arcivescovo di Milano, estratto dall'OMELIA Messa in Cena Domini, Milano, Duomo – 9 aprile 2020)

Fritz e il monopoli


Vedi Fritz,
Certo che hai proprio il fiuto per gli affari!
Io sono sulla STAZIONE EST e tu ti posizioni così bellamente sull'incrocio magico tra il Viale dei Giardini, Parco della Vittoria e il passaggio dal Via?

FRITZ: Alt! chi siete?
IO: Sono io quello con il segnalino a forma di fiasc...
FRITZ: Cosa fate? Cosa portate?
IO: Niente, devo solo passare ho fatto 12 e volev...
FRITZ: Sì ma quanti siete?
IO: uno, quanti vuoi che siamo...miii
FRITZ: Un fiorino!!!
IO: ah si paga? Ma no io devo prendere le mie 200 lire per il passaggio dal via
FRITZ: Un fiorino!!!

Va beh, pago e passo avanti 1,2,3,4,5,6,7,8,9,10,11,12 noooo gli imprevisti!!! Andate avanti fino alla STAZIONE EST..."

Nooooooooooooooo, dadi doppi ritiro, 9 1,2,3,4,5...

FRITZ: Alt! chi siete?
IO: Sono io, quello di prima, sono appena passato ma gli imprev...
FRITZ: Cosa fate? Cosa portate?
IO: Fritz, Vadaviaiciap!

Fritz: No dog is an island


Vedi Fritz,
Oggi ti scrivo io Giulia Valtolina.
Negli ultimi giorni abbiamo notato che ti stanno spuntando due peli bianchi sopra l’occhio sinistro. Cavolo stai proprio invecchiando…oppure stai semplicemente crescendo?

Crescere.
Dalla sua etimologia ho scoperto che deriva dalla stessa famiglia della parola creare. La crescita allora significa creare e crearsi ogni giorno.
Ma mi domando…si può davvero crescere da soli?
Tu davvero Fritz puoi crescere senza le nostre coccole e il cibo passato sottobanco?
Penso proprio di no! Ogni mattoncino che compone la nostra anima è stato costruito insieme all’altro che tu ne sia consapevole o meno.

Vedi Fritz, una volta al liceo, con la mia professoressa di inglese, ho studiato questo poeta di nome John Donne. Ecco te lo dico perchè in una sua poesia diceva “ No man is an island” e quindi mi vien da dire “ No dog is an island”.

Fritz, Hobbes o Locke?


Vedi Fritz,
dopo qualche lettura anch'io ho avuto la vostra stessa vostra reazione. Ma seriamente Hobbes la pensava cosi?

Procediamo con ordine. Oggi Matteo aveva filosofia alle prime due ore.
P: Cosa state studiando?
M: Differenze nella concezione della società tra Hobbes e Locke
P: mmm...Ah bene

Sarà lo smart working, la permanenza a casa forzata, il frigorifero che a metà settimana si svuota delle cose più interessanti (data la sola e unica spesa settimanale), sara l'odore inebriante dell'alcool puro usato da Luisa per pulire le superfici ma a me questa sfida m'intrippa veramente.

Le due certezze di Hobbes:
- l'uomo è per sua natura egoista ed ha come fine ultimo il procurarsi beni essenziali, anche a discapito degli altri
- lo stato naturale delle cose è il conflitto, per evitarlo occorre stipulare un patto, definendo regole e rinunciando così al proprio diritto naturale.

Le due certezze di Locke:
- L'uomo tende per sua natura a vivere in una situazione di eguaglianza dei diritti. C'è una legge naturale che impone però, in questa sua aspirazione, di non danneggiare gli altri
- Per garantire il diritto di tutti gli uomini si stipula un patto per costruire una società civile

Miiiiii Hobbes, ma quali traumi hai avuto da bambino? io non la penso così, anche se spesso vediamo e viviamo esempi che potrebbero farci cambiare idea.

Poi ho letto qualche riga della tua storia, della tua infanzia.
Forse non deriva tutto da li, ma questo mi conferma ancora una volta due "idee semplici":

- le esperienze definiscono il nostro modo di vedere il mondo e a volte l'unica soluzione è voltare pagina
- Con le nostre azioni determiniamo la nostra e la storia (esperienze) altrui

E allora, dovendo scegliere tra i due, Locke tutta la vita (cit.)

Fritzølsen e Gunnar (seks)


Vedi Fritz,
Dopo un po' di tempo torniamo a parlare del tuo antenato Fritzølsen. Nel sue prime storie l'abbiamo sempre ricordato come Fritzolsen il rosso, con il corpo ricoperto di fitti riccioli a formare un manto impenetrabile...ma non fu sempre così.

Passò infatti un periodo di crisi durante la sua permanenza a Morosinfjord. Non si sa come, non si sa perché, ma ad un certo punto smise di bere birra, inizio a mangiare gallette di riso soffiato, verdure cotte e a bere estratti di carote, sedano e cipolla. Figurati che smise pure di mangiare il suo consueto e quotidiano dolce tronchetto alla frutta.

Poi successe l'incalcolabile, Fritzølsen inizio piano piano a perdere i ricci, si i ricci! Il pelo divenne liscio e si schiarì fino a diventare un bianco quasi albino. Esistono ancora dei ritratti di quel periodo e non è una bella esperienza vederli...

Lüisen, Markus, Giuginken e Mathias erano molto preoccupati. Cosa era successo? Quale evento aveva scatenato questa immane tragedia?

Un giorno Fritzølsen decise di far visita al suo carissimo amico mastro birraio Gunnar. L'amicizia con lui era di vecchia data. Fin dal suo arrivo a Morosinfjorn Gunnar si era rivelato una brava e buona persona, sapeva capirlo al volo.
Iniziarono a parlare; facevano infatti spesso lunghissime chiacchierate, specialmente durante le sere d'inverno, all'aperto, aspettando l'arrivo dell'aurora boreale, con un boccale e una scodella di birra a portata.  Gunnar stava in quel momento mescolando la sua famosissima birra Mack Haakon, pilsner saporita e di buona struttura. Di colore dorato, ambrato. In bocca è piena, con un gusto fresco e un gradevole sapore amaro (va beh questa l'ho copiata). https://www.mack.no/it/prodotti/haakon

Insomma tornando a noi, Fritzølsen si distrasse e scivolò maldestramente sull'asse di legno reso scivoloso dal mosto di luppolo e malto e cadde nel tinello. Non puoi immaginare la scena! Il cane si dimenava cercando di stare a galla come poteva ma bevve a dismisura prima che Gunnar, con un grosso retino, riuscisse a tirarlo fuori.

Senza farla troppo lunga, dopo questo evento, forse non ci crederai, ma già dal mattino seguente rispuntarono i ricci e tornarono rossi e fitti come non lo erano mai stati. Fritzølsen torno quello di sempre, tronchetto alla frutta compreso.

I saggi del villaggio coniarono in quel momento il detto vichingo arrivato fino ai giorni nostri:

"Og hvis du stopper,
overbevist om at det kan huskes.
Ta en øl!
har du en annen tur fremover og en by å synge"

Fritz e la storia


Fritz e la storia

Vedi Fritz,
Tra un anno Facebook mi ricorderà questo post che sto scrivendo. Il pensiero andrà allora ai tempi complicati che stavamo vivendo. Ai primi giorni, ancora un po' increduli e poi allo stop. I tanti decreti, le norme che cambiavano ogni giorno, il bollettino delle persone malate, le incertezze, i dubbi e la preoccupazione.

Un istante dopo mi ricorderò delle tante persone, a tutti i livelli, che si impegnarono per affrontare il problema nel migliore dei modi, mettendoci la faccia, il tempo e per ultimo il fegato. Mi ricorderò di quelli che non si fecero prendere dall'ansia, che  trovarono sempre una parola divertente, di solidarieta per chi gli stava vicino, di chi, alla chiusura dei bar in azienda, porto un pocket coffee per tutti. Mi ricorderò dei volti dei medici e degli infermieri negli ospedali visti in TV, nelle foto sui giornali.

Non mi ricorderò invece per niente di chi non perse l'occasione per continuare la campagna dell'odio, di chi faceva politica speculando sulla paura della gente, di quelli che scrivevano post con scritte del tipo: Scuole chiuse e porti aperti.

Ecco Fritz, quando tutto andrà bene, perché tutto andrà bene, non mi ricorderò per niente di tutto questo.

Fritz: Descartes o Spinoza?


Vedi Fritz,
Davvero complicato questo tempo del CORONAVIRUS.
Dopo aver letto un post pseudo politico che cita: "SCUOLE CHIUSE, PORTI APERTI governo incapace", scoraggiato non mi resta che abbandonare la ragione, arrendermi alle mie passioni e scartare il terzo il ghiacciolo (verde) dell'Esselunga.

Per distogliermi ulteriormente dalla minchiata cerco d'impegnarmi nella lettura dei compiti di Filosofia di Matteo. Sono intrigato dalla sua domanda, esposta prima in macchina: Secondo te papà la ragione può governare le passioni? Ha ragione Cartesio o Spinoza? Spock o il capitano Kirk? Mork o Mindy?

Intrigato, molto intrigato, scarto il quarto ghiacciolo (bianco) e cerco d'immergermi nella lettura delle dispense. Faccio una lettura veloce, schivando volizioni, azioni, conatus e cupidità come Neo di Matrix schiverebbe i proiettili e mi tuffo sul riassunto finale. Domani quattro ore di riunione sul Piano di Governo del territorio, non posso permettermi di affaticare troppo i due neuroni rimasti, ne tantomeno perderne uno.

Lette le dispense e fatte tutte le opportune valutazioni io voterei per Spinoza.
Non riesco a trovare una chiusa originale del post e mi affido quindi al libro di testo:

"Una passione può essere vinta solo da una passione più forte. La felicità non consiste nella repressione delle passioni ma nel vincere le passioni negative instabili e transitorie con una passione maggiore e più stabile, l’amore, l’appassionata comprensione dell’ordine naturale del tutto." (cit. G. Burghi © Pearson Italia S.p.A.)

Scarto il quinto ghiacciolo (sono rimasti solo i bianchi in fondo a freezer) e vado a letto. Alla prossima Fritz....si OK il legnetto è per te.

Fritz, A-ah!


Vedi Fritz,
A-ah! ti ho beccato!
Cosa ci fai in questo videoclip anni 80?
Ops...mi sento vecchio solo a pronunciare questo termine.
Comunque, tornando a noi, ti intrufoli da tutte le parti!
Rubi la scena e monopolizzi l'attenzione, vuoi darti una calmata?
Morten, front man del gruppo, sembra interessato più a te che alla ragazza e questo non va bene, Fritz non va bene per niente. Sembra ti stia dicendo:"Vedi Fritz, chi è quella bionda dietro di te?"

Però bello questo video del 1985, per molti un cult.
Separati ormai da uno specchio, mondi diversi che per qualche breve istante s'intrecciano creando un canale d'armonia.

Buona serata Fritz.

Fritz ha i capelli bianchi


Vedi vecchio Fritz,
Anche tu cominci ad avere i capelli bianchi. Lontani ormai i bei tempi in cui la tua chioma albicocca era conosciuta e rinomata in tutta la Morosina, la Morosina.

Eh sì, vecchio mio, vecchio mio, passano gli anni anche per te. Dai però non ti buttare giù, secondo la tabella di conversione ora hai solo 24 anni umani. C'è chi sta peggio di te ed è veramente vecchio e ripete le stesse cose, le stesse, cose.

Giulia mi dice che ho la faccia stanca, che ho la corteccia corticale inspessita e dovrei fare quotidianamente delle esperienze asensoriali. Tipo immergermi nella vasca con le orecchie sott'acqua, chiudere gli occhi e stare lì per qualche minuto.

A parte che io userei un'altra espressione piuttosto che corteccia corticale inspessita, ma lasciamo perdere. Devo dirti che a me basterebbe anche meno, molto meno come esperienza asensoriale.

Comunque, cosa stavamo dicendo?
Ah già Albicocca, il tuo colore rimarrà per sempre albicocca, la corteccia corticale può  inspessirsi quanto vuole, quanto, vuole.

Fritz e il citofono


Vedi Fritz,
Senti cosa mi è successo.
Ieri pensavo a questa nuova moda di suonare al citofono. Mi sembra proprio una bella moda! Un'idea geniale, suonare per dare il buongiorno, suonare a caso ed invitare a cena il primo che risponde; suonare e fare uno scherzo innocente: "Drin..drin...chi è? Sono l'antani con scappellamento a destra...è? PROOT!!!!!
Insomma cose divertenti, che ti scaldano la vita. Chi ha pensato a questa iniziativa di suonare ai citofoni deve essere proprio un genio. E poi sai che oltretutto...slurp…è?...slurp..ma! slurp…cosa?
Fritz era sul letto e mi stava svegliando a modo suo. Poi ho realizzato, era stato solo un sogno, era venerdì mattina e anche questa volta il megahamburgher da Làbocs, dopo il consiglio comunale della sera precedente mi aveva giocato brutti scherzi...

Una volta sveglio sono tornato ad una realtà invece molto diversa a proposito dei citofoni.

Dopo essermi preparato prendo la bici, esco e aspetto il mio turno per attraversare la strada. Arriva e si ferma in quel momento il pulmino dei servizi sociali del Comune.
La persona al volante non la conosco benissimo ma ci salutiamo. Come tanti altri offre un po' di tempo come volontario per questo servizio di accompagnamento.
Appena si apre la porta un coro di ciao, saluti e sorrisi fragorosi inondano il ragazzo che sta salendo…e di riflesso anche me.

La porta si chiude e il pulmino sgasa via al semaforo verde. Io invece attraverso la strada e mentre pedalo penso che c'e ancora tanta, tanta bellezza.

Fritz e il raccolto

Vedi Fritz,
Quando siamo in giro per la campagna non stai mai fermo, corri avanti e indietro controllando tutti, tenendo unito il gruppo nel suo procedere: sei un cane da pastore.

Fritz, siamo sempre in equilibrio instabile su un piano inclinato; possiamo tentare di stare fermi, ma se non avanziamo spesso torniamo indietro.
Ieri, in un saluto ad una persona speciale, all'improvviso una frase che illumina. Una frase che da quel momento mi gira per la testa: "Impegnarsi è come seminare: il frutto non è garantito e non è immediato, ma se non si semina è certo che non ci sarà il raccolto". Una citazione del Cardinale Carlo Maria Martini.

Il successo non è mai definitivo, come il fallimento non è mai fatale, quello che conta è il coraggio di andare avanti...e indietro come te Fritz. (Cit. L'ora più buia 2017)

Fritz e S.Antonio



Vedi Fritz,
canticchiando in una bella domenica mattina di sole pensavo: cos'hanno in comune il Gulasch, la polenta, la campagna, una vasca, i fiori e molto altro?

Non l'hai mica capito?

Beh allora vieni anche tu domenica 19 gennaio pomeriggio in Oratorio ad Agrate per la festa di S.Antonio. Ti spiego tutto lì!



Fritz e i tre re Magi


Vedi Fritz,
Pomeriggio stanco, ci sta quindi un bicchiere di Genepy per concludere il pranzo. Tiro lungo, non ho voglia di sparecchiare e mettere a posto. Per le 14:30 Luisa tornerà dal lavoro..c'è ancora tempo. E allora penso ai Magi.

La storia la conosciamo bene. I tre re Magi seguirono la stella, partirono sulla fiducia e facendo un lungo viaggio arrivano a Betlemme per portare dei doni a Gesù. L'allegoria dei re Magi è sempre stata associata ad una ricerca interiore, intima, spirituale.

Sorge però, dopo il secondo bicchiere di Genepy, una domanda: e dopo averlo trovato? dopo aver portato i doni? dopo averlo ammmirato? Il giorno dopo, la settimana dopo, il mese dopo, cosa successe? Come cambiò la loro vita?

Mi immagino i Magi riprendere la strada del ritorno (evitando rigorosamente di passare da Erode). Erano delle persone intelligenti e dopo il primo entusiasmo, l'euforia, l'allegria per l'evento vissuto avranno detto: ed ora?

Sono sicuro che avranno pensato a come cambiare la loro vita, con quale spirito affrontare il periodo da lì in avanti, come rivedere il loro essere Magi, dottori, esperti, persone di responsabilità. Un ruolo nuovo, uno spirito nuovo, un nuovo anno all'insegna della fiducia, fiducia nelle persone.

Buon pomeriggio Fritz, terzo bicchiere di Genepy.

Fritzwalker e Chewbecca



Vedi Fritz,
nel settore più estremo di quella galassia c'era un pianeta chiamato Kashyyyk. Li viveva il popolo dei Wookiee. Il famosissimo Chewbecca, eroe dell'epica guerra della Repubblica galattica contro l'Impero, era originario di quel luogo.
E fin qui la storia che tutti conoscono.
Pochi sanno però che nello stesso pianeta si sviluppo, in simbiosi, una seconda specie. Il nome non è mai arrivato ai nostri giorni, ma sappiamo che aveva delle sembianze simili ai nostri cani. Inoltre, fatto unico e straordinario, le due specie condividevano dei cromosomi. Pochi ma abbastanza per sviluppare delle caratteristiche comuni: un pelo lungo e fitto color albicocca, un carattere scontroso e soprattutto un grande senso di lealtà e altruismo.
Chewbecca aveva un grande amico: Fritzwalker. Erano come fratelli. Aiutarono insieme Luke e Leila a liberare Ian Solo dal palazzo di Jabba the Hutt e furono fondamentali durante la battaglia sulla Luna boscosa di Endor.
Chewbecca e Fritzwalker due eroi di un galassia lontana lontana...